I 100 delitti della Sicilia by Ceruso Vincenzo

I 100 delitti della Sicilia by Ceruso Vincenzo

autore:Ceruso, Vincenzo [Ceruso, Vincenzo]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


184 Sentenza del Tribunale di Catania del 4 Novembre 1983 (cfr. http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907173.pdf).

45. Il dottor Paolo Giaccone (1982)

In tanti lo pensavano, ma non lo dicevano apertamente: i mafiosi si ammazzano tra loro e fanno un favore alle forze dell’ordine. Non era vero. Era l’epoca della seconda grande guerra di mafia, quella che tra il 1981 e il 1983 causò centinaia di morti. Tanti erano uomini d’onore della parte perdente, quella avversa ai corleonesi. Molti erano parenti, o vittime occasionali, o assassinati per compiere una vendetta trasversale verso i pentiti. Non si uccidevano solo tra loro. Molte erano le vittime innocenti. Ma chi si disinteressava alla violenza quotidiana, in fondo adottava una linea di pensiero precisa, per cui, in realtà, la mafia era qualcosa che riguardava gli altri, i delinquenti, i criminali. Non il mondo della gente perbene. Non era così, purtroppo. La mafia riguardava anche i “normali”, professionisti che volevano solo compiere il proprio dovere. Paolo Giaccone era un medico legale, stimato da tanti magistrati. Ricevette una richiesta a cui dovette dire no. Avrebbe dovuto falsificare una perizia, in modo che non danneggiasse un killer imputato di uno dei tanti delitti che occupavano le cronache in quei giorni. Ma quella volta non si trattava di un assassino come tanti. Era il capo della famiglia Marchese, di corso dei Mille. Paolo Giaccone non ebbe esitazioni nel rispondere no. Ma chi lo aveva chiamato sapeva quello che diceva. Era uno dei professionisti al servizio dei boss di Cosa nostra. Giaccone disse no e riattaccò il telefono di casa. Questo lo rende speciale? Lo rende forse un eroe? Bisogna intendersi sulla categoria di eroe. Il grande scrittore catalano Javier Cercas ha pubblicato negli anni Duemila un libro sul tentato colpo di Stato in Spagna del 23 febbraio 1981. Quel giorno il tenente colonnello Antonio Tejero entrò, pistola in pugno, dentro il Parlamento spagnolo, seguito da un manipolo di soldati in armi. L’ufficiale golpista intimò a tutti di sedersi e, alle parole, seguirono i colpi di pistola sparati dai suoi uomini. Tutti cercarono riparo sotto i banchi. Solo un uomo, il presidente Adolfo Suárez, rimase seduto al suo posto. Le televisioni ripresero quello che, a parere di Javier Cercas, fu un istante decisivo, «un gesto lampante che contiene molti gesti»185. Suárez non era un eroe, o almeno non lo era nel senso in cui solitamente s’intende questa parola; o come uno immaginerebbe un eroe. Ma quel giorno restò seduto. Guardò i golpisti e rimase sul suo scranno di presidente, salvaguardando con quel gesto la dignità della democrazia spagnola, rinata da pochi anni dopo l’epoca dell’oscurantismo franchista. Giaccone non era un eroe. O, almeno, non lo era nel senso in cui solitamente s’intende questa parola; o come uno immaginerebbe un eroe. Ma quel giorno posò il telefono di casa, compiendo «un gesto lampante che contiene molti gesti». Rimase seduto al suo posto.

Il dottor Paolo Giaccone fu ucciso lungo i viali del “suo” ospedale, il Policlinico di Palermo, quello che oggi porta il suo nome.



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